I minerali di amianto (o asbesto) hanno la caratteristica di sfaldarsi e ridursi in fibre molto sottili che si disperdono in aria e possono essere inalate. Questo avviene anche se i materiali sono debolmente perturbati. Gli studi epidemiologici hanno confermato che l’amianto causa gravi patologie nei soggetti esposti all’inalazione delle fibre.

Definizione Amianto

L’amianto è una fibra minerale presente in natura e ampiamente utilizzata in Italia nel passato.

Materiale fibroso dalle caratteristiche molto interessanti per l’industria, l’amianto (o asbesto) veniva usato per realizzare migliaia di prodotti di uso industriale e civile. Le fibre di amianto sono resistenti alle temperature elevate, all’azione di agenti chimici e all’azione meccanica. E’ flessibile al punto da poter essere filato ed è un ottimo fonoassorbente.

I minerali di amianto sono relativamente diffusi in natura e il loro basso costo, unito alle caratteristiche di cui sopra, ne ha favorito un’ampissima diffusione fin dall’antichità.

I minerali interessati dalle limitazioni introdotte con  la L. 257/992  sono le varietà fibrose del:

  • Crisotilo (tipo del Serpentino – amianto bianco – CAS 12001-29-5)
  • Amosite (Anfibolo – amianto bruno – CAS 12172-73-5)
  • Crocidolite (Anfibolo – amianto blu – CAS 12001-28-4)
  • Tremolite (Anfibolo – CAS 14567-73-8)
  • Antofillite (Anfibolo – CAS 77536-67-5)
  • Actinolite (Anfibolo – CAS 12172-67-7).

Il crisotilo è la tipologia maggiormente utilizzata ma, in generale, sono le prime 3 tipologie quelle più diffuse e ancora utilizzate in diverse regioni del mondo.

La messa al bando dell’amianto ha determinato una proliferazione di norme che hanno regolato nel tempo vari aspetti quali le modalità per la gestione dei materiali in essere, la valutazione del rischio, i requisiti delle imprese dedite alla bonifica, le caratteristiche dei laboratori e la formazione professionale.

Rischi a breve e lungo termine

L’amianto è un minerale fibroso piuttosto friabile e una delle sostanze più pericolose per la salute umana, causa di malattie all’apparato respiratorio; la sua pericolosità dipende dalla capacità dei materiali che lo contengono di rilasciare fibre potenzialmente respirabili: infatti quando queste sono disperse nell’aria per effetto di qualsiasi sollecitazione (manipolazione/lavorazione, vibrazioni, correnti, etc.) se vengono inalate, si concentrano nei bronchi, negli alveoli polmonari e nella pleura, provocando danni irreversibili.

Gli effetti nocivi sono dovuti all’instaurazione di meccanismi patogenetici di natura irritativa, degenerativa e cancerogena prevalentemente a carico dell’apparato respiratorio.

I rischi per la salute sono rappresentati dalla possibilità di contrarre le seguenti patologie:

  • asbestosi: processo degenerativo polmonare con formazione di cicatrici fibrose sempre più estese, che provocano ispessimento e indurimento del tessuto polmonare (fibrosi interstiziale progressiva), con conseguente riduzione dello scambio di ossigeno fra aria inspirata e sangue, che determina nel tempo una grave insufficienza respiratoria; si manifesta per esposizioni medio-alte ad amianto e per tempi prolungati
  • cancro (o carcinoma) polmonare: presenta una latenza di 15-20 anni dal momento dell’esposizione ed anche per questa patologia è stata riscontrata una stretta relazione con la quantità di asbesto inalata; il rischio è aggravato dall’abitudine al fumo di sigaretta
  • mesotelioma pleurico-peritoneale: tumore maligno che interessa le membrane sierose di rivestimento dei polmoni (pleura) e degli organi addominali (peritoneo): è causato tipicamente da esposizione ad amianto e si manifesta anche dopo 25-40 anni dall’esposizione. Allo stato delle conoscenze scientifiche; non è possibile stabilire un livello di esposizione minimo a fibre di amianto al di sotto del quale non sussista il rischio di contrarre il mesotelioma, patologia dal decorso rapido e mortale
  • altre neoplasie: l’esposizione ad amianto è associata anche a tumori del tratto gastro-intestinale e della laringe
  • placche pleuriche: ispessimenti del tessuto connettivo della pleura polmonare, talora calcificati, che si verificano anche a basse dosi.

Ambienti di lavoro con rischio Amianto : sorgenti di rischio

Le ottime proprietà tecnologiche dell’amianto, la sua versatilità ed il basso costo, in passato ne hanno favorito un ampio utilizzo. Questo gruppo di minerali veniva utilizzato per la realizzazione di una vasta gamma di prodotti in campo industriale, in edilizia e di beni di consumo.

Tra gli usi più diffusi va sottolineato quello dell’amianto-cemento, in prevalenza lastre per coperture, tubi, condotte e canalizzazioni.
  • In industria è stato impiegato per anni come materia prima per produrre svariati manufatti, come isolante termico nei cicli industriali con alte temperature (ad esempio centrali termiche e termoelettriche, industria chimica, siderurgica, vetraria, ceramica e laterizi, alimentare, distillerie, zuccherifici, fonderie), come isolante termico nei cicli industriali con basse temperature (ad esempio impianti frigoriferi), come isolante termico e barriera antifiamma nelle condotte per impianti elettrici, come materiale fonoassorbente.
  • In edilizia è stato largamente utilizzato, unitamente al cemento, per la produzione di manufatti in cemento-amianto (tubazioni per acquedotti, fognature, lastre e fogli) noti con il nome commerciale di Eternit, dalla omonima società produttrice. E’ stato inoltre utilizzato come materiale spruzzato per il rivestimento di elementi strutturali metallici degli edifici per aumentarne la resistenza al fuoco. E’ stato impiegato anche nella preparazione e posa in opera di intonaci con impasti spruzzati e/o applicati a cazzuola, nei pannelli per controsoffittature, nei pavimenti costituiti da vinil-amianto (in cui è mescolato a polimeri), come sottofondo di pavimenti in linoleum.
  • Prodotti di uso domestico: l’amianto è stato impiegato in alcuni elettrodomestici (ad esempio asciugacapelli, forni e stufe, ferri da stiro), nelle prese e guanti da forno e nei teli da stiro, nei cartoni posti a protezione degli impianti di riscaldamento, come stufe, caldaie, termosifoni, tubi di evacuazione fumi.
  • Nei mezzi di trasporto: è stato impiegato nei freni, nelle frizioni e negli schermi parafiamma, nelle guarnizioni, nelle vernici e mastici “antirombo” e, infine, nella coibentazione di particolari strutturali di treni, navi e autobus.
  • Limitate esposizioni al rischio possono sussistere nelle attività ancora in atto di bonifica di edifici e impianti, apparecchiature e mezzi di trasporto contenenti asbesto
  • Esposizione all’amianto naturale nell’area circostante una ex-miniera.

Si stima che all’inizio degli anni 90 fossero commercializzati circa 3000 diversi prodotti contenenti amianto. Per il solo cemento amianto in lastre, si stima che all’epoca fossero in opera oltre un miliardo di metri quadrati di coperture.

Tutela del lavoratore

Il D.Lgs. 81/08 impone al datore di lavoro la valutazione dei rischi nei luoghi di lavoro, compresi quelli legati all’esposizione all’amianto.

Valutazione del rischio Amianto

Normativa

Il Titolo IX del D.lgs. 81/2008, al Capo III,  si applica a tutte le attività lavorative che oggi comportano esposizione, quali la bonifica, manutenzione, rimozione dell’amianto o dei materiali che lo contengono, smaltimento e trattamento dei relativi rifiuti.

Valutare i rischi legati all’amianto significa verificare la probabilità che queste vengano rilasciate dai materiali e successivamente inalate.

Nella valutazione del rischio per l’amianto occorre quindi tenere in considerazione:

  • la natura dei materiali: quelli più friabili tendono più facilmente a rilasciare fibre in aria
  • lo stato di degrado dei materiali: quelli più deteriorati rilasciano più facilmente fibre
  • l’accessibilità dei materiali: un materiale confinato è meno a rischio di uno “a vista”
  • la possibilità che questi siano perturbati: se il materiale è disturbato tenderà a rilasciare fibre.

Andranno considerati tutti quei fattori che favoriscono il rilascio di polvere: gli agenti atmosferici, le correnti d’aria, le azioni meccaniche ecc..

Le concentrazioni ed i limiti

Uno dei modi più efficaci di valutare il rischio è quello di effettuare delle indagini che permettono di stabilire la concentrazione delle fibre disperse in aria (aerodisperse). I valori di concentrazione si esprimono appunto in fibre per litro ff/l o fibre per centimetro cubo ff/cc.

Per avere un’idea delle concentrazioni di riferimento si consideri che al di sotto di una tettoia in cemento amianto ci si aspetta valori inferiori a 1 ff/l, valore che può salire a qualche decina di ff/l durante una bonifica di amianto compatto fino a raggiungere qualche migliaio di ff/l durante una bonifica di materiali friabili.

Nelle fabbriche in cui si producevano i materiali contenenti amianto che ora sono in esercizio si potevano raggiungere concentrazioni di decine di migliaia di ff/l.

La normativa italiana detta un limite di esposizione professionale pari a 100 ff/l medie su 8h per tutte le tipologie di fibre. Si tratta di un limite tecnico applicabile alle sole attività di bonifiche, manutenzioni e ai rarissimi caso in cui ci si espone ad amianto naturale.

Si legge spesso che “anche una sola fibra di amianto può ammalare”: in senso statistico questa è un’affermazione esatta perché per l’amianto, come per altri cancerogeni, non esiste una soglia di esposizione che può essere definita “sicura”. Se questo è vero dal punto di vista statistico, è altrettanto vero che tutti i dati a disposizione confermano che il rischio di contrarre le malattie è proporzionale alla quantità di fibre inalate e che l’esposizione al fumo di sigaretta aumenta in maniera significativa il rischio.

Come riferimento per provare a collocare una soglia di accettabilità del rischio, può essere considerato il valore dettato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che indica che l’esposizione a 1 ff/l di amianto per tutta la vita determina un eccesso di malattie compresa tra 1 caso su 100.000 e uno su un milione di esposti.

Campionamento ed analisi

Le tecniche di microscopia possono essere utilizzate per determinare la concentrazione ambientale di fibre aerodisperse. Il processo di campionamento e analisi prevede le seguenti fasi:

1.       un quantitativo noto di aria viene filtrato su un’apposita membrana in grado di trattenere le fibre

2.       i filtri sono trattati per la successiva analisi

3.       si effettua il conteggio delle fibre depositate su una parte del filtro

4.       si calcola per estrapolazione il numero totale di fibre raccolte durante il prelievo

5.       si rapporta il n° delle fibre raccolte con il volume di aria filtrata per avere un parametro rappresentativo della contaminazione dell’ambiente o della lavorazione esaminata

6.       la concentrazione viene espressa in numero fibre per litro (ff/L) o numero di fibre per centimetro cubo (ff/cm3).

Le fasi di campionamento e analisi per la Microscopia Ottica in Contrasto di Fase (MOCF) e la Microscopia Elettronica a Scansione (SEM) sono disciplinate da metodiche specifiche che regolano ogni passaggio dal procedimento esposto. Ciò non toglie che questo tipo di determinazioni sia soggetto a errori di misura legati alle particolarità delle fibre e delle situazioni indagate.

Nel campionamento delle fibre aerodisperse occorre considerare almeno questi due fattori:

  1. il prelievo deve essere effettuato in modo da garantire che le membrane abbiamo un carico di fibre tale da permettere l’analisi e ridurre la variabilità della misura
  2. i dati devono essere rappresentativi della situazione indagata.

Queste due esigenze non sono sempre facili da combinare e trascurare l’una o l’altra può portare a commettere errori significativi.

L’art. 253 del D.Lgs 81/08, prevede che nelle indagini per la valutazione del rischio amianto per i lavoratori “il conteggio delle fibre di amianto è effettuato di preferenza tramite microscopia a contrasto di fase, applicando il metodo raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1997 o qualsiasi altro metodo che offra risultati equivalenti”.

Quanto alla SEM, la tecnica è citata del DM 6/9/94 riferito alle strutture edilizie. Nel decreto sono contenute le indicazioni metodologiche per il campionamento e l’analisi. Per tutto ciò che non è disciplinato dal decreto ci si può invece riferire alla norma ISO 14966: Ambient air – Determination of numerical concentration of inorganic fibrous particles – Scanning electron microscopy method.

 

Sicurezza Scanavino e valutazione del rischio esposizione all’amianto

 

I tecnici di Sicurezza Scanavino sono dotati delle competenze e della strumentazione necessaria per effettuare la valutazione del rischio derivante dall’esposizione ad amianto.  

 

Riconoscere i MCA

Spesso il riconoscimento della natura del materiale fibroso è possibile solo con specifiche tecniche analitiche. Una caratterizzazione può comunque essere effettuata “a vista” avvalendosi di accessori come una lente di ingrandimento e un accendino.

La prima distinzione da fare è quella tra le fibre di amianto e quelle artificiali. Le prime si presentano usualmente a piccoli ciuffi e non bruciano, se non con difficoltà. Le seconde, in genere, sono costituite da feltri o tessuti che bruciano con difficoltà fondendo. Gli altri materiali, come le fibre organiche e vegetali generalmente bruciano con maggiore facilità.

Quanto alle tipologie più diffuse si consideri che:

  • amianto crisotilo: si trova spesso nel fibrocemento, in corde e guarnizioni, raramente applicato a spruzzo come rivestimento ignifugo. Il colore è grigiastro tendente al bianco sporco, la consistenza è soffice e grassa al tatto;
  • amianto amosite: di solito si ritrova nelle coibentazioni a spruzzo come rivestimento ignifugo e nelle coibentazioni di tubazioni. Il colore varia dal grigio al bruno, la consistenza soffice. Si identificano le fibre rettilinee a gruppetti sia nei materiali a spruzzo che in quelli compatti;
  • amianto crocidolite: diffuso come materiale coibente di tubi e come materiale applicato a spruzzo. L’aspetto è analogo a quello dell’amosite, la consistenza più soffice, il colore sempre bluastro. La crocidolite era il prodotto principale utilizzato per la coibentazione di carrozze ferroviarie. Nei materiali compatti veniva miscelato ad altri tipi di amianto;
  • lane di vetro, di roccia e di scoria: si riconoscono per le fibre rettilinee e soprattutto per la consistenza granulare del materiale. Esistono materiali applicati a spruzzo difficili da caratterizzare senza microscopio;
  • fibre ceramiche: si riconoscono per il colore bianco lucente e le fibre rettilinee e isolate. Usate come coibente sostitutivo dell’amianto.

Come procedere se si trovano MCA (Materiali Contenenti Amianto)

Occorre specificare che raramente il rinvenimento di MCA comporta un obbligo immediato di bonifica. Nella maggior parte dei casi è sufficiente adottare un programma di gestione conforme alla normativa applicabile.

Se l’indagine porta a individuare MCA nell’edificio, il proprietario (e, secondo il DM 6/9/94, anche il responsabile delle attività che vi si svolgono) è tenuto a:

1. comunicare gli esiti del censimento all’azienda sanitaria locale competente per territorio (art. 12 Legge 257/92, obbligo applicabile ai materiali friabili, ma esteso anche ai compatti in molte regioni);

2. nominare un “responsabile amianto”, soggetto con il compito di controllare lo stato dei MCA e supervisionare gli interventi di manutenzione e le attività che possono comportare situazioni di rischio (art. 4 del DM 6/9/94);

3. informare gli interessati (gestori, lavoratori, imprese esterne ecc.), della situazione rilevata e dei rischi derivanti dalla presenza di MCA (art. 4 del DM 6/9/94);

4. evitare qualsiasi operazione di manutenzione sui materiali in assenza di adeguate valutazioni e procedure (art. 4 del DM 6/9/94); 5. mettere in atto un programma di controllo e manutenzione al fine di ridurre al minimo il rischio (art. 4 del DM 6/9/94);

6. se sono presenti lavoratori, integrare le conclusioni del censimento nella Valutazione dei Rischi condotta ai sensi del DLgs 81/08;

7. effettuare indagini periodiche al fine di tenere costantemente sotto controllo l’eventuale contaminazione dell’aria (art. 4 del DM 6/9/94);

8. conservare la documentazione a disposizione degli organi di controllo; Censimenti dei materiali contenenti amianto (MCA) Conoscere il rischio – AMIANTO 3

9. identificare i MCA con la specifica etichettatura prevista dall’allegato II al DPR 215/88.

Esposizione all’amianto naturale

Come abbiamo accennato nel paragrafo sulle sorgenti di rischio una di queste può essere la contaminazione ambientale nell’area circostante una ex-miniera.

Un contributo importante può essere determinato dall’erosione (o alterazione) degli affioramenti di rocce contenenti amianto causato dagli agenti atmosferici. Un caso è rappresentato dalla dispersione determinata dal passaggio di mezzi (o animali) su strade sterrate tracciate su affioramenti di roccia contenente amianto.

Le attività estrattive possono inoltre contribuire a diffondere le fibre negli ambienti di vita circostanti. Questo caso, più frequente di quanto pensi, riguarda le aree dove è diffusa l’estrazione di pietre ornamentali o di pietrischi ideali per l’uso sulle massicciate ferroviarie (ballast) che possono contenere minerali di amianto.

La Legge 257/92 era previsto (art.10) che le Regioni realizzassero il censimento dei siti interessati dalle attività di estrazione dell’amianto. Nelle successive indicazioni alle Regioni per la realizzazione dei PRA – Piani Regionali Amianto il DPR 8/8/94 all’Art. 2. Censimento dei siti interessati da attività di estrazione dell’amianto si disponeva che qualora non vi fossero siti interessati da attività di estrazione finalizzata alla produzione di amianto venissero altresì censiti soltanto i siti estrattivi di Pietre Verdi.

Le Pietre Verdi vengono descritte e classificate, in relazione al loro possibile rischio da amianto, nell’allegato 4 all’interno del DM Sanità 14/5/96.

Si tratta di rocce metamorfiche basiche ed ultrabasiche caratterizzate dalla presenza di alcuni minerali che conferiscono loro il particolare colore verde che le rende molto gradevoli di aspetto, facendone – anche per peculiari doti di tenacità e durevolezza – pregevoli pietre ornamentali, oltreché materiali ideali per usi in edilizia, anche infrastrutturale.

In Italia sono diffuse nell’arco alpino occidentale e centrale, nell’Appennino Settentrionale, centrale e meridionale, con i maggiori affioramenti localizzati nell’Appennino Tosco-Emiliano, ed in Basilicata e Calabria.

Alcuni amianti, sia anfiboli che crisotilo, sono minerali metamorfici tipici di queste rocce, la cui genesi è legata alla tettonica che ha plasmato il territorio della nostra nazione. È quindi naturale e frequente trovare minerali di amianto negli affioramenti di Pietre Verdi.

Formazione, informazione, addestramento

Il datore di lavoro ha l’obbligo di assicurare che tutti i lavoratori esposti o potenzialmente esposti a polveri contenenti amianto ricevano una formazione sufficiente ed adeguata, ad intervalli regolari.

Contenuto del corso di formazione teorico-pratico per lavoratori addetti a rimozione, smaltimento e bonifica amianto si svolge in 30 ore e comprende:

1. Aspetti introduttivi

2. Aspetti sanitari

3. Dispositivi di protezione individuale (tale intervento dovrà considerare le problematiche legate alla bonifica sia dell’amianto in matrice friabile che quello in matrice compatta)

4 Modalità e tecniche di bonifica da amianto in matrice friabile

5. Modalità e tecniche di bonifica da amianto in matrice compatta

6. Aspetti di cantiere (gli argomenti andranno svolti con l’ausilio di mezzi multimediali e/o simulazioni pratiche)

7. Aspetti tecnico-normativi

8. Rifiuti

Hai domande sulla formazione sui rischi di esposizione all’amianto? Contatta gli uffici di Sicurezza Scanavino utilizzando il form di contatto nella pagina “Contatti” oppure chiamando il numero 011.90.63.755.

Misure di prevenzione e protezione dal rischio Microclima

La legge 257/1992 ha imposto la cessazione dell’estrazione dell’amianto, della produzione e dell’utilizzo dei materiali che lo contengono; tuttavia limitate esposizioni al rischio possono sussistere nelle attività ancora in atto di bonifica di edifici e impianti, apparecchiature e mezzi di trasporto contenenti asbesto. È evidente che la prima norma di prevenzione consista nel non perturbare i materiali.

Norme sulla prevenzione e protezione dei rischi da amianto sono contenuti nel Titolo IX del D.lgs. 81/2008, al Capo III, che si applica a tutte le attività lavorative che oggi comportano esposizione, quali la bonifica, manutenzione, rimozione dell’amianto o dei materiali che lo contengono, smaltimento e trattamento dei relativi rifiuti.

Le norme di prevenzione riguardano tutti i campi di possibile esposizione e, tra l’altro, comprendono obblighi relativi a:

  • modalità per la rimozione
  • manutenzione dei materiali
  • sorveglianza sanitaria
  • smaltimento dei rifiuti
  • formazione e informazione di lavoratori e potenziali esposti
  • metodi di indagine e analisi oltre che bonifiche dei siti inquinati.

In caso di bonifica di materiali contenenti amianto, il datore di lavoro deve predisporre un piano di lavoro e inviarlo all’organo di vigilanza prima dell’inizio delle lavorazioni. Durante le bonifiche la produzione di polveri e la concentrazione di amianto nell’aria deve essere ridotta al minimo e, in ogni caso, deve essere inferiore al valore limite di esposizione di 0,1 fibre per centimetro cubo d’aria (pari a 100 fibre/litro) come media ponderata su otto ore.

DPI 

Il numero dei lavoratori esposti deve essere ridotto al minimo e questi devono sempre utilizzare dispositivi di protezione delle vie respiratorie adeguati alla concentrazione di fibre di amianto e tali da garantire che nell’aria filtrata all’interno del Dpi (Dispositivo di Protezione Individuale) vi sia un valore non superiore a 1/10 del limite, cioè 10 fibre/litro.

Segnaletica 

Il Datore Lavoro provvede affinché i luoghi in cui si svolgono tali attività siano chiaramente delimitati e segnalati da cartelli, accessibili esclusivamente agli addetti ai lavori, con divieto di fumo, i lavoratori abbiano a disposizione adeguati Dpi e aree per alimentarsi senza rischio di contaminazionegli indumenti di lavoro o protettivi restino all’interno dell’azienda, riposti in luoghi separati e puliti dopo l’uso.

Decontaminazione 

L’impiego dei Dpi deve essere intervallato da periodi di riposo adeguati e l’accesso alle aree di riposo deve essere preceduto da idonea decontaminazione; tutti i locali e le attrezzature per il trattamento dell’amianto devono essere sottoposti a regolare pulizia e manutenzione; i materiali contenenti amianto devono essere stoccati e trasportati in appositi imballaggi chiusi, i rifiuti raccolti e rimossi dal luogo di lavoro il più presto possibile.

Affidati a  Sicurezza Scanavino per la valutazione del rischio Amianto nella tua atttività! Approfitta dei nostri servizi di consulenza sicurezza sul lavoro a Torino, Milano e su tutto il territorio nazionale.

 Ti accompagneremo nell’adempimento di tutti gli obblighi previsti dalla legge per tutelare i tuoi dipendenti dal rischio esposizione all’amianto specifico della tua attività, tra cui anche la formazione sicurezza sui DPI e non solo! 

Non rimandare, proteggi i tuoi lavoratori!

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