Negli sforzi che si possono mettere in campo per garantire la sicurezza dei lavoratori le aziende più evolute includono, ormai da tempo, l’impegno di promuovere modelli comportamentali sicuri a tutti i livelli dell’organizzazione.

Il mero approccio norma-sanzione ha ormai evidenziato i suoi limiti per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro. La vera prevenzione si fonda non sull’inasprimento delle conseguenze legali paventate le quali, ammesso che davvero colpiscano, arrivano quasi sempre post eventum e praticamente mai prima di un incidente o di un pericolo di morte, bensì sul miglioramento della cultura della sicurezza sul lavoro.

I pericoli di una scarsa cultura della sicurezza sul lavoro

Fra gli ostacoli che frenano l’adozione di modelli comportamentali in questo senso virtuosi si colloca la mancata percezione dei pericoli insiti nelle attività lavorative che si conducono.

Perché i pericoli non giungono facilmente alla soglia della nostra coscienza? I motivi di una scorretta valutazione dei rischi possono essere svariati:

  • Perché non li conosciamo: difettiamo di conoscenze tecniche che ci permettano di accorgerci della mancata sicurezza. Questo è anche sintomo di una inadeguata o inesistente formazione sulla sicurezza sul lavoro.
  • Perché potremmo trovarci a non contare su di un’adeguata capacità percettiva: i nostri organi di senso possono risultare alterati per l’assunzione di sostanze, per fenomeni quali ipoacusia o daltonismo, oppure a causa di fattori anche organizzativi quali la stanchezza da lavoro, la monotonia delle operazioni o l’ansia da lavoro.
  • Per sottovalutazione: l’essere umano tende a non fare una adeguata valutazione deii rischi intrinseci ad attività molto conosciute, abitudinarie, ripetute e, pertanto, erroneamente considerate come semplici: servizi di ordinaria pulizia, impiego di attrezzi di progettazione non complessa ecc.
  • Viceversa, per sopravvalutazione: sovrastimiamo le nostre capacità o possibilità d’intervento anche quando non siamo in sicurezza. L’istinto che spinge a usare le proprie braccia per riportare a terra un carrello elevatore che si sta ribaltando in avanti è il classico esempio di quanto questa convinzione possa risultare pericolosa. 
  • Per l’errata valutazione dei rischi e delle possibili conseguenze: l’idea di una caduta dall’alto ci spaventa, e dimentichiamo che cadute a livello dovute a scivolamenti o inciampi non causano solo bottarelle o storte, ma sono pericoli che determinano infortuni anche di grave entità (studi di ambiente nordamericano sulla categoria STF – Slips, Trips and Falls sono stati precursori in quest’ambito).
  • Perché ci culliamo in false sicurezze, che sono anche molto comode: a volte si tende a rimuovere i pericoli dalla propria mente, specie quando non si sa come gestirli o li si ritiene ingestibili, per semplificarsi inconsciamente la vita: sarebbe notevole, infatti, lo stress da lavoro derivante dalla considerazione continua di ciascun pericolo con cui ogni giorno ci troviamo necessariamente a convivere.
  • Per la pressione sociale: diverse ricerche sulle dinamiche di gruppo hanno evidenziato che il singolo tende a conformare il proprio giudizio a quello del gruppo in cui è inserito, riducendo di conseguenza la propria capacità critica di fronte alla valutazione dei rischi nonostante la corretta formazione sulla sicurezza sul lavoro svolta.

La buona notizia è che contro questi ostacoli si può lottare.

È possibile identificare puntuali strategie di contrasto per ciascuno dei fattori di impedimento o resistenza, a partire da un impegno deciso nel promuovere la consapevolezza dei pericoli e una corretta cultura sulla sicurezza sul lavoro.

5 strategie per migliorare la sicurezza sul lavoro aziendale

Queste strategie possono vertere su fronti d’attacco molteplici e coordinati quali:

  • L’informazione oggettiva e competente sui pericoli concreti delle attività. Poca formazione sulla sicurezza sul lavoro teorica, molti esempi precisi, dettagliati e, soprattutto, fondati su solide nozioni tecniche e affidabile esperienza pratico-operativa.
  • La simulazione di eventi avversi e delle loro possibili, e realistiche, ripercussioni a causa di azioni effettuate non in sicurezza.
  • La stimolazione, attraverso esempi altamente verosimili, di meccanismi mentali del tipo: “Poteva succedere anche a me” o “Come vivrei dopo un incidente così?”. Il tutto per far capire che la sicurezza sul lavoro non si limita a sanzioni da pagare ma è ben più di questo.
  • Il mantenimento di un alto livello di attenzione sulla sicurezza con interventi periodici e ripetuti. Meglio pochi minuti regolari che estemporanee riunioni-fiume di ore. Il personale deve arrivare a percepire chiaramente che per l’azienda la sicurezza non è solo una priorità: è un irrinunciabile must.
  • La demolizione delle fallacie percettive: illustrare i bias attraverso i quali il cervello si autoinganna. Ci illudiamo di vedere tutto, di essere invulnerabili e in pieno controllo quando la realtà è ben diversa… Ci scordiamo del nostro stress, stanchezza o ansia da lavoro. Rendersene conto nel concreto può tradursi in un’esperienza sorprendente e fornire un boost alla propria capacità di effettuare una corretta valutazione dei rischi che normalmente eludono la nostra attenzione.

Intervenire su questi fronti fa parte di un know-how che Scanavino & Partners, con i suoi tecnici altamente qualificati, ha messo a punto e maturato in una pluridecennale esperienza sul campo. 

Una cultura della sicurezza sul lavoro pragmatica, efficace, in grado di incidere in abitudini radicate e gradualmente cambiarle. Per una nuova vision e un mutamento duraturo. Per una svolta organizzativa dalla quale non si torni più indietro e che dia la spinta per nuovi, ambiziosi traguardi.

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