Essendo spesso il il rischio biologico di tipo ambientale non esiste un ambiente di lavoro in cui tale rischio possa essere ignorato. Può riscontrarsi sia in attività lavorative in cui è “tradizionalmente” riconosciuta la presenza di agenti biologici (ambienti sanitari, laboratori di diagnosi e ricerca, settore dei rifiuti, allevamenti animali, ecc.), sia in ambienti come gli uffici, le scuole, i mezzi di trasporto, i centri estetici e sportivi, ecc.

Definizione Agenti biologici

Secondo la definizione del Decreto legislativo 81/2008 (articolo 267), per agente biologico si intende qualsiasi microrganismo, anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni.

Microrganismi

microrganismi sono ulteriormente definiti come: entità microbiologiche, cellulari o meno, in grado di riprodursi o di trasferire materiale genetico e rientrano tra gli agenti biologici da valutare in fase di stesura del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR).

Tuttavia, volendo considerare le fonti di pericolo biologico in senso più ampio, nella valutazione del rischio andrebbero considerati anche prodotti di origine vegetale o animale, ectoparassiti pluricellulari (per esempio zecche, zanzare, ecc.) e allergeni di origine animale e vegetale (acari della polvere, derivati epidermici animali, polveri di cereali, ecc.).

Caratteristiche e proprietà

Gli agenti biologici sono caratterizzati da proprietà che, nel loro insieme, ne determinano la “pericolosità”:

  • Infettività: capacità di un agente biologico di penetrare e moltiplicarsi in un organismo (l’infezione non evolve necessariamente nella malattia conclamata). Per alcuni agenti biologici sono state definite delle “dosi infettanti”, ossia il numero di microorganismi necessari a causare l’infezione. La dose infettante 50 (DI 50) è definita come la “dose” di microrganismi in grado di infettare il 50% degli animali inoculati, mentre la “dose minima infettante” (DI0), è il numero minimo di agenti biologici che può innescare l’infezione, in alcuni casi anche una singola “unità infettante” (un virus o una cellula batterica).
  • Patogenicità: capacità di indurre una malattia dopo aver infettato un organismo; dipende da alcuni fattori quali la produzione di tossine e la capacità di superare i sistemi di difesa.
  • Trasmissibilità: probabilità che l’agente biologico sia trasmesso da un soggetto infetto a uno sano. Può avvenire in maniera diretta (ad esempio attraverso il sangue), o indiretta, attraverso materiali inanimati (aria, acqua, materiali biologici, polvere, indumenti, cibo, rifiuti, superfici e attrezzature) o vettori, come alcuni artropodi (zanzare, zecche, ecc.) e roditori.
  • Neutralizzabilità: disponibilità di misure preventive e terapeutiche specifiche per un determinato agente biologico (disinfettanti, farmaci, vaccini).

Classificazione degli agenti biologici

Gli agenti biologici vengono classificati dal Titolo X in quattro categorie di crescente pericolosità, l’allegato XLVI elenca solo gli agenti dei gruppi 2, 3 e 4 suddivisi in batteri e organismi simili, virus, funghi e parassiti.

Fig.1 Classficazione degli agenti biologici. (Fonte: INAIL) 

Allergeni

Le manifestazioni allergiche sono il risultato di una esagerata reazione del sistema immunitario nei confronti di alcune sostanze estranee all’organismo, gli allergeni.

Gli allergeni possono essere inalati, ingeriti o semplicemente toccati, possono essere di tipo organico e inorganico, naturalmente presenti nell’ambiente o di origine antropica (sostanze chimiche, sostanze vegetali, alimenti, farmaci, metalli, ecc.).
Tanto più è elevata la concentrazione della sostanza allergizzante, la frequenza di esposizione e la durata, tanto più è alto il rischio di sensibilizzazione e di reazioni cliniche importanti.

I più comuni allergeni di natura biologica sono pollini, muffe, insetti, peli e altri derivati animali, acari.

Rischi a breve e lungo termine

Virus

I virus possono indurre patologie infettando l’ospite attraverso diverse vie: via aerea (per esempio raffreddore, influenza, malattie esantematiche dei bambini), via oro-fecale (per esempio epatite A e gastroenterite da Rotavirus), attraverso il sangue e altri fluidi biologici (per esempio epatite B e C, AIDS), attraverso il morso o graffi di animali (per esempio la rabbia), attraverso la puntura o il morso di artropodi (per esempio l’encefalite da zecche e la febbre gialla trasmessa dalle zanzare).

Gli effetti sulla salute sono variabili: da lievi (raffreddore) a gravi (rabbia, febbri emorragiche, epatite B e C o Aids) e possono interessare diversi organi e apparati (fegato, cervello, sangue, ecc.).

Diversi virus (ad esempio il virus della rosolia, del morbillo e il Cytomegalovirus), se contratti dalle donne in gravidanza, possono provocare gravi danni all’embrione e al feto (effetti teratogeni). Altri sono in grado di aumentare la probabilità d’insorgenza di neoplasie, per esempio i virus HBV e HCV (epatocarcinoma), HIV (sarcoma di Kaposi), Papillomavirus (alcune forme di cancro uterino).

Tra i virus responsabili di patologie di origine professionale si possono citare i virus delle epatiti e dell’AIDS (attività sanitarie o di assistenza), dell’influenza (comunità in genere), della rabbia (contatto con cani randagi o volpi), della varicella e altre malattie esantematiche (comunità scolastiche e asili nido).

Altri tipi di virus (PoxvirusPapovavirusArbovirus, Virus dell’Influenza  ecc ecc) possono rappresentare agenti di rischio nei diversi settori dell’allevamento e della macellazione animale, mentre i lavoratori di discariche, impianti RSU, impianti di trattamento acque reflue, sono potenzialmente esposti a Enterovirus, Rotavirus e HAV (Virus dell’Epatite A).

Batteri

I batteri sono gli agenti eziologici di infezioni e intossicazioni:

  • le prime interessano specifici organi e apparati e possono causare patologie sistemiche,
  • le seconde sono la conseguenza della produzione di tossine (esotossine ed endotossine) da parte di alcune specie batteriche. Un noto esempio è quello di Clostridium tetani, il batterio responsabile del tetano che può penetrare attraverso le ferite rilasciando una potente neurotossina che agisce sul sistema nervoso.

Le spore batteriche sono molto resistenti ai semplici trattamenti di pulizia e disinfezione e per essere disattivate devono essere sottoposte a sterilizzazione.

Una infezione emergente, di potenziale interesse lavorativo, è rappresentata dalla malattia (o borreliosi) di LymeTale patologia è causata da Borrelia burgdorferi, una spirocheta il cui serbatoio naturale è rappresentato da uccelli e varie specie di mammiferi (piccoli roditori, cani e cavalli) e che viene trasmessa all’uomo attraverso i morsi delle zecche..
In Italia le regioni centro-settentrionali presentano il maggior numero di casi osservati di infezione; tra i lavoratori a maggior rischio di esposizione vi sono quelli che svolgono attività outdoor (agricoltori, giardinieri, forestali, edili, ecc.).

L’antrace o carbonchio è un’infezione acuta causata da Bacillus anthracis, un bacillo Gram positivo che forma spore resistenti nell’ambiente anche per decenni o secoli. L’infezione nell’uomo può essere contratta per via cutanea (il 95% dei casi), inalazione o ingestione. La forma cutanea è causata dal contatto con animali infetti o con prodotti infetti quali lana e cuoio; il primo sintomo è una piccola piaga che si sviluppa successivamente in un’ulcera con un’area nera al centro, da cui il nome di carbonchio. La malattia rappresenta un rischio occupazionale per agricoltori, tessitori di lana, lavoratori dei macelli, conciatori, allevatori, veterinari e operatori sanitari.

Funghi

Alcuni sono patogeni e possono causare infezioni dette micosi (dermatofiti come Microsporum o Trichophyton); altri, sono patogeni opportunisti (Aspergillus) e possono causare micosi soprattutto in persone con il sistema immunitario compromesso da altre patologie concomitanti o da trattamenti farmacologici.

Le infezioni colpiscono spesso la cute e le mucose (per esempio nel caso dei funghi del genere Candida), ma talvolta possono essere sistemiche e interessare organi interni, come nel caso dell’aspergillosi polmonare, causata da Aspergillus, o della criptococcosi, causata da Cryptococcusun fungo veicolato dagli uccelli. Pertanto, l’esposizione anche potenziale a questo fungo interessa in particolare i lavoratori degli allevamenti e dei macelli avicoli.

Diverse muffe possono essere causa di patologie allergiche (Alternaria, Aspergillus, CladosporiumPenicillium) e interessano soprattutto i settori del trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, le falegnamerie, i panifici, l’industria cartaria, l’industria tessile e i mangimifici.

Inoltre, alcune specie producono sostanze potenzialmente cancerogene dette micotossine che possono occasionalmente contaminare alcuni alimenti (per esempio le aflatossine prodotte da Aspergillus, correlate ad alcune forme di cancro epatico). La presenza di muffe è associata ad ambienti particolarmente umidi; all’interno degli edifici si trovano su pareti e pavimenti, nei sistemi di condizionamento dell’aria, negli umidificatori, sugli alimenti o sulle materie organiche non adeguatamente conservate e sui tessuti naturali.

Tra gli ambienti di lavoro più facilmente colonizzati dai funghi possiamo ricordare anche: caseifici, salumifici, silos, magazzini, vivai e serre.

Parassiti

Con il termine parassiti si definiscono organismi molto diversi tra loro, accomunati dalla caratteristica di vivere sfruttando completamente  le risorse di altri organismi (ospiti), danneggiandoli talvolta fino alla morte.

La definizione di “agente biologico” riportata nel d.lgs.81/08, prende in considerazione solo gli endoparassiti, ma anche gli ectoparassiti andrebbero sempre considerati per una corretta valutazione del rischio biologico nei luoghi di lavoro. Tra questi, infatti, rientrano parassiti che giocano un ruolo fondamentale nella trasmissione di alcuni agenti patogeni (come ad esempio le zecche che sono “vettori” di diverse patologie infettive quali le rickettsiosi, le borreliosi e alcune forme di meningite).

Tra le attività che espongono a rischio di infestazioni da parassiti possiamo ricordare per gli ectoparassiti: allevamenti animali, attività veterinarie, industria conciaria, scuole e sanità.

Pollini

Quando gli antigeni dei pollini raggiungono le mucose dei cosiddetti “organi bersaglio” (occhi, naso e bronchi), possono scatenare una serie di reazioni (congiuntivite, rinite, tosse, dispnea, asma bronchiale).

L’esposizione professionale ai pollini riguarda in particolare alcune attività lavorative effettuate in ambienti esterni (ad esempio agricoltori, guardaparco, forestali, operatori ecologici, ecc.), tuttavia, i pollini possono anche penetrare come inquinanti negli ambienti chiusi o indoor; l’entità dell’esposizione in questo caso è comunque correlata al tipo di ambiente esterno (rurale, industriale, urbano).

L’asma bronchiale causato da pollini viene riconosciuto come malattia professionale in associazione alle lavorazioni agricole (d.p.r. 1124/65 e s.m.i.) implicate nella coltivazione di Oleacee, Graminacee e Composite (prevalentemente cereali, ulivo e girasole).

Muffe

L’inalazione di spore o componenti volatili di funghi filamentosi può provocare induzione di ipersensibilità, tossicità correlata ai prodotti metabolici e vere e proprie manifestazioni allergiche:

  • allergie di tipo I come asma e riniti (allergia di tipo immediato alle spore fungine inalate);
  • allergie di tipo I e III, legate a una ipersensibilità di tipo misto, immediata e semiritardata, come l’aspergillosi broncopolmonare allergica (ABPA);
  • allergie di tipo III come l’alveolite allergica estrinseca (EAA) o la Pneumopatia d’ipersensibilità (HI’) (malattia del polmone dell’agricoltore).

Tra le muffe più allergizzanti vanno ricordati i generi AspergillusAlternariaCladosporiumPenicilliumFusarium; questi funghi sono presenti sia nell’aria esterna che nell’aria degli ambienti chiusi.

Ambienti di lavoro con rischio esposizione agenti biologici

Come abbiamo accennato all’inizio di questo articolo non esiste un ambiente di lavoro in cui il rischio biologico sia del tutto assente. Oltre gli ambienti di lavoro citati nel precedente paragrafo sui rischi a breve e lungo termine, vi invitiamo ad approfondire le fonti di rischio consultando la sceda tecnico-informativa “Il rischio biologico nei luoghi di lavoro” fornita dall’INAIL.

Tutela del lavoratore

Il D.Lgs. 81/08 impone al datore di lavoro la valutazione dei rischi nei luoghi di lavoro, compresi quelli legati agli agenti biologici deliberatamente o occasionalmente presenti nell’ambiente di lavoro.

Valutazione del rischio biologico

La prevenzione e la protezione dagli agenti biologici sono trattate, a livello normativo, nel recente D.Lgs. 81/08, titolo X e successive modifiche (D.Lgs. 106/09).

Per stimare l’entità del rischio da esposizione ad agenti biologici, nel processo di valutazione è necessario:

  • identificare i pericoli anche potenziali
  • stimare la gravità delle conseguenze derivanti dall’esposizione a tali pericoli
  • identificare e quantificare i soggetti esposti
  • misurare l’entità di tale esposizione.

La valutazione del rischio biologico presenta tuttavia aspetti di incertezza notevoli, legati principalmente alla grande varietà di agenti da valutare, molti dei quali caratterizzati da complesse interazioni interspecifiche e ambientali che possono favorirne o limitarne la proliferazione, e alla diversa risposta di ciascun individuo all’esposizione.

Riguardo quest’ultimo punto, infatti, la valutazione del rischio deve tenere conto di tutti i lavoratori anche quelli temporanenamente o stabilmente più sensibili, quali ad esempio coloro che presentano una diminuzione delle difese immunitarie o le donne in gravidanza. Sarebbe molto utile, in fase di analisi dei rischi, conoscere:

  • la modalità di interazione microrganismo-ospite
  • il ciclo complessivo dell’infezione
  • eventuali fattori favorenti l’infezione o in grado di aumentare la patogenicità
  • la misura esatta della dose.

Tali informazioni, però, non sempre sono disponibili; la stima dell’esposizione, per esempio, valutabile attraverso la misura della contaminazione ambientale, presenta notevoli aspetti di incertezza: mancano metodiche di monitoraggio standardizzate, i dati sono spesso dispersi e non esistono valori limite di esposizione affidabili e definiti.

Inoltre, per la maggior parte degli agenti biologici non sono note le relazioni dose – effetto e dunque non si possono “definire” dosi utilizzabili come valori limite di esposizione.

Ai fini preventivi, è comunemente adottato l’assunto conservativo secondo il quale non esiste una soglia di infettività, cioè è sufficiente anche un solo microrganismo a provocare l’infezione (Dose Minima Infettante, DI0 = 1) e, quando questa condizione è abbinata ad una elevata patogenicità (capacità di indurre una malattia in seguito ad infezione), trasmissibilità (capacità di essere trasmesso da un soggetto portatore ad un soggetto non infetto) e limitata neutralizzabilità (disponibilità di misure profilattiche o terapeutiche), l’unico intervento efficace per la prevenzione del rischio risulta l’eliminazione dell’esposizione.

Al termine del processo di valutazione del rischio il datore di lavoro è tenuto a predisporre gli interventi necessari alla riduzione, o eliminazione laddove possibile, dell’esposizione agli agenti biologici pericolosi e ad adottare le misure di prevenzione e protezione più idonee, commisurate all’entità del rischio.

Sicurezza Scanavino e valutazione del rischio esposizione ad agenti biologici.

 

I tecnici di Sicurezza Scanavino sono dotati delle competenze e della strumentazione necessaria per effettuare la valutazione del rischio derivante dall’esposizione ad agenti biologici.

Monitoraggio Ambientale

Il monitoraggio microbiologico ambientale ha lo scopo di stimare la contaminazione ambientale aerodispersa e delle superfici.

Il monitoraggio microbiologico ambientale può essere eseguito analizzando diversi substrati: aria, superfici di lavoro, acqua o altro (materiali, strumenti, indumenti, ecc.).

Il campionamento si differenzia in base al tipo di metodica adottata e di campionatore utilizzato. Per la valutazione dell’esposizione negli ambienti di lavoro, generalmente, si effettua un campionamento attivo e uno passivo dell’aria e un campionamento sulle superfici di lavoro.

Nel caso di attività lavorative che comportano uso deliberato di agenti biologici (ossia nelle quali gli agenti biologici fanno parte del ciclo produttivo, per esempio industrie farmaceutiche) si procederà al monitoraggio degli specifici agenti, mediante tecniche che ne consentano il rilevamento in aria e sulle superfici; tale monitoraggio consentirà la verifica dell’efficacia delle misure di contenimento adottate e la correttezza delle procedure operative messe in atto al fine di eliminare o ridurre al minimo l’esposizione dei lavoratori.

parametri microbiologici di base comunemente valutatii sono i seguenti:

  • carica batterica totale psicrofila: indicatore della contaminazione batterica ambientale, in quanto i batteri psicrofili hanno una temperatura di accrescimento ottimale intorno ai 25°C (range 15°-30°C) e vivono a spese della sostanza organica in decomposizione nel suolo, sui vegetali e in genere negli ambienti umidi;
  • carica batterica totale mesofila: indicatore della contaminazione di origine umana e animale; la flora mesofila ha una temperatura ottimale di accrescimento intorno ai 37°C (range 25°-40°C) e include molti dei patogeni convenzionali;
  • carica fungina totale (muffe e lieviti): indicatore ambientale spesso correlato alla presenza di elevata umidità e polverosità, ridotta ventilazione e scarsa qualità dell’aria. Alcune muffe possono essere responsabili di patologie infettive, di reazioni di ipersensibilità, reazioni allergiche e intossicazioni.

Oltre ai parametri di base, si può procedere alla rilevazione di specifiche categorie microbiche come:

  • Staphylococcus spp., indice di contaminazione antropica,
  • coliformi ed enterococchi, indici di contaminazione fecale,
  • Legionella pneumophila nell’acqua degli impianti di climatizzazione e degli impianti idrici.

In Italia, Dacarro e collaboratori hanno proposto un tipo di approccio che si avvale dell’utilizzo di particolari “indici di contaminazione microbiologica”. L’indice globale di contaminazione, IGCM, indica la misura complessiva dell’inquinamento microbico ambientale:

IGCM = UFC/batteri(37°C) + UFC/batteri(20°C) + UFC/miceti(20°C)

L’indice di contaminazione da batteri mesofili, ICM, consente di valutare il contributo all’inquinamento da parte dei batteri di origine umana e animale, tra i quali possono essere presenti specie potenzialmente patogene:

ICM = UFCbat(37°C) / UFCbat(20°C)

L’indice di amplificazione, IA, permette di analizzare le differenze tra i livelli di contaminazione esterna ed interna, conseguenti alla attività lavorativa svolta (personale, macchine, materiali):

IA = IGCM(int) / IGCM(est)

Per gli ambienti di lavoro indoor nei quali la presenza di agenti potenzialmente patogeni può essere considerata accidentale, la valutazione della carica microbica totale (funghi e batteri) è usualmente sufficiente, anche se dovrà essere valutato, per ciascun caso specifico, il tipo di monitoraggio da effettuare.

Per attività lavorative nelle quali il rischio connesso alla presenza di agenti biologici è di natura allergica oltre che infettiva, è consigliabile affiancare ai campionamenti microbiologici anche la caratterizzazione e la quantificazione degli allergeni eventualmente presenti.

Formazione, informazione, addestramento

In alcuni casi sottovalutato, in altri sovrastimato, la componente del Rischio Biologico all’interno delle situazioni lavorative non sempre è ben conosciuta, e di conseguenza, correttamente prevenuta.

La formazione per gli addetti esposti ad agenti biologici, della durata di 8 ore, ha l’obiettivo di fornire la conoscenza della legislazione di tutela in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro, di far acquisire gli strumenti per effettuare o contribuire alla valutazione dei rischi in ambiente sanitario, trasferire le indicazioni e le tecniche necessarie per gestire e prevenire i rischi potenziali da esposizione ad agenti biologici e chimici.

Programma:

  • La legislazione vigente con particolare riguardo al D.Lgs. 81/08 e del TITOLO X “Protezione da Agenti Biologici”
  • Introduzione al concetto di rischio – individuazione del rischio biologico
  • Sicurezza e prevenzione infortuni e malattie professionali con particolare riferimento al rischio biologico
  • Dispositivi di protezione individuale in funzione della tipologia di esposizione – uso dei DPI (guanti maschere filtranti, camici ecc)
  • Caratteristiche degli agenti biologici e comportamento biologico
  • Trasmissione – contagiosità – vie di trasmissione – classificazione
  • Rischi connessi con l’esposizione (ingestione, contatto cutaneo, inalazione) a organismi e microrganismi patogeni o non presenti nell’ambiente a seguito di immissione e/o trattamento e manipolazione
  • Disinfezione e sterilizzazione
  • Schemi di vaccinoprofilassi
  • I protocolli, le procedure e le istruzioni operative interne di prevenzione del rischio biologico
  • Procedura di sterilizzazione del materiale
  • Procedura di pulizia, sanificazione (ambienti, strumenti, apparecchiature etc.)
  • Smaltimento materiale infetto

Hai domande sulla formazione sui rischi biologici? Contatta gli uffici di Sicurezza Scanavino utilizzando il form di contatto nella pagina “Contatti” oppure chiamando il numero 011.90.63.755.

Misure di prevenzione e protezione dal rischio Biologico

Tra le principali misure tecniche, organizzative, procedurali si ricordano: evitare possibilmente l’utilizzo di agenti biologici nocivi, limitare al minimo gli esposti, progettare adeguatamente i processi lavorativi, adottare misure collettive di protezione e, se non efficaci, misure di protezione individuali, usare segnaletica di avvertimento, elaborare procedure idonee per prelevare, manipolare e trattare campioni di origine umana e animale e per la manipolazione e il trasporto in condizioni di sicurezza di agenti biologici all’interno e all’esterno del luogo di lavoro (art. 272, commi 1, 2).

Le misure igieniche includono essenzialmente: la messa a disposizione dei lavoratori di servizi sanitari dotati di docce con acqua calda e fredda e, se necessario, di lavaggi oculari e antisettici per la pelle, la dotazione ai lavoratori di indumenti protettivi, la conservazione degli indumenti di lavoro e protettivi contaminati da agenti biologici separatamente rispetto agli altri indumenti e la loro disinfezione o distruzione, il divieto di conservare e assumere cibi e bevande nonché di fumare e applicare cosmetici e usare pipette a bocca nelle aree lavorative con rischio di esposizione (art. 273, commi 1, 2).

L’informazione e formazione dei lavoratori vanno erogate prima dell’inizio dell’attività lavorativa e successivamente con frequenza almeno quinquennale e in caso di cambiamenti lavorativi.

Dei lavoratori che svolgono attività con impiego di agenti dei gruppi 3 o 4 è prevista l’iscrizione sul registro degli esposti e degli eventi accidentali, di cui copia va consegnata all’INAIL (cui in virtù del D.L. 78/2010 è passata l’attribuzione delle funzioni già svolte dall’ISPESL, NdA) e all’organo di vigilanza competente, ai quali vanno comunicate ogni tre anni, o quando ne venga da essi fatta richiesta, eventuali variazioni nonché la cessazione del rapporto di lavoro con consegna all’INAIL delle relative cartelle sanitarie e di rischio a mezzo del medico competente (art. 280, commi 1, 3 a), b)).

In caso di cessazione dell’attività dell’azienda è fatto obbligo al datore di lavoro consegnare copia del registro, oltre che all’INAIL (cui vanno consegnate le relative cartelle sanitarie e di rischio con le modalità suindicate) e all’organo di vigilanza competente, anche all’Istituto Superiore di Sanità (art. 280, comma 3 c)). All’INAIL andrà invece richiesta ad opera del datore di lavoro copia delle annotazioni individuali contenute nel registro e della cartella sanitaria e di rischio in caso di assunzione di lavoratori che hanno già svolto attività con esposizione allo stesso agente (art. 280, comma 3 d)).

Uno degli aspetti più delicati nell’ambito della sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti ad agenti biologici, che va attuata nel caso in cui valutazione del rischio ne rilevi la necessità, è quello delle vaccinazioni, previste tra le “misure protettive particolari” che il datore di lavoro adotta, su parere del medico competente, nel caso di lavoratori con motivi sanitari individuali che non risultano immunizzati nei confronti dell’agente biologico specifico (art. 279, commi 1, 2 a)). Come è noto, le vaccinazioni praticabili nei luoghi di lavoro si distinguono in obbligatorie (Tabella II) e raccomandate e la dottrina si è occupata della problematica del consenso del lavoratore, tutt’oggi oggetto di posizioni controverse.

Dispositivi di protezione individuale da agenti biologici

Il contatto con gli agenti biologici può avvenire in vari modi: attraverso la pelle, le mucose, le vie aeree, l’ingestione accidentale o per via parenterale anche tramite morsi, graffi e punture di insetti.

È necessario quindi, utilizzare i DPI specifici più idonei a prevenire le diverse modalità di infezione:

  • protezione del corpo
  • protezione delle mani
  • protezione degli occhi
  • protezione delle vie respiratorie

Affidati a  Sicurezza Scanavino per la valutazione del rischio Biologico nella tua atttività! Approfitta dei nostri servizi di consulenza sicurezza sul lavoro a Torino, Milano e su tutto il territorio nazionale.

 Ti accompagneremo nell’adempimento di tutti gli obblighi previsti dalla legge per tutelare i tuoi dipendenti dal rischio esposizione agli agenti biologici specifico della tua attività, tra cui anche la formazione sicurezza sui DPI e non solo! 

Non rimandare, proteggi i tuoi lavoratori!

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