Il decreto di recepimento della direttiva CSRD è entrato in vigore in Italia il 25 settembre 2024, introducendo importanti modifiche per le imprese che operano nel Paese. Questo aggiornamento mira a garantire un maggiore allineamento con le norme europee, ma include anche specifiche italiane per ottimizzare la rendicontazione di sostenibilità secondo la CSRD EU.
Che cos’è la direttiva CSRD?
La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), conosciuta in Italia come direttiva CSRD, è la normativa dell’UE che stabilisce nuove regole per la rendicontazione della sostenibilità aziendale. Ma la direttiva CSRD cos’è, in termini pratici? Questa direttiva è un insieme di regole per la divulgazione delle performance aziendali in ambito sostenibile. Con la direttiva CSRD, entrata in vigore il 5 gennaio 2023, si va a sostituire la precedente Direttiva sulla Rendicontazione Non Finanziaria (NFRD). Il recepimento italiano, ufficializzato dal D.Lgs. 2024/125 e operativo dal 25 settembre, chiarisce che le aziende dovranno rispettare standard tecnici definiti dagli ESRS (European Sustainability Reporting Standards). Questo implica che il Bilancio di Sostenibilità delle imprese dovrà includere dettagliate divulgazioni ESG (ambientali, sociali e di governance) insieme ai dati finanziari, con una garanzia di revisione per verificarne la conformità.
Quali sono i requisiti della direttiva CSRD?
La direttiva CSRD richiede che le aziende forniscano informazioni dettagliate su pratiche ambientali, sociali e di governance, utilizzando gli standard ESRS pubblicati a luglio 2023. Le aziende dovranno divulgare informazioni obbligatorie e rilevanti in base alla materialità, a partire dai seguenti aspetti chiave:
1. Ampliamento del perimetro di applicazione
La direttiva CSRD si applica a un numero maggiore di aziende rispetto alla precedente NFRD. La direttiva CSRD a chi si applica? Le nuove regole coinvolgono le imprese che, alla chiusura del bilancio, superano due dei tre limiti dimensionali stabiliti. Questo aumento del 25% delle soglie per micro, piccole, medie e grandi imprese si riflette nelle modifiche del decreto di recepimento italiano. Non rientrano nell’ambito di applicazione le microimprese, anche se quotate, e le PMI non quotate, così come le cooperative di grandi dimensioni.
2.Maggiore quantità di informazioni richieste
Le aziende devono rendere pubbliche diverse informazioni:
- Modello e strategia aziendale, inclusa la resilienza ai rischi legati alla sostenibilità.
- Piani aziendali per supportare la transizione verso un’economia sostenibile e il rispetto dell’obiettivo di 1,5°C fissato dall’Accordo di Parigi e dalla CSRD EU.
- Ruolo degli organi amministrativi nelle questioni di sostenibilità, compresi eventuali incentivi a loro destinati.
- Obiettivi e politiche aziendali in merito alla sostenibilità.
- Procedure di dovuta diligenza adottate per gestire le questioni di sostenibilità.
3.Obbligo di includere la rendicontazione nella relazione sulla gestione
La direttiva CSRD richiede che tutte le informazioni di sostenibilità siano inserite nella relazione sulla gestione in una sezione dedicata e chiaramente riconoscibile. Questo permette ai revisori e ai portatori di interesse di valutare con precisione gli aspetti di sostenibilità accanto ai risultati finanziari.
4.Principio della doppia materialità
Le aziende devono indicare sia l’impatto delle loro attività sulla società e sull’ambiente (prospettiva inside-out) che i rischi e le opportunità legati alla sostenibilità che possono influire sulle performance aziendali (prospettiva outside-in). Questa doppia prospettiva, che la direttiva CSRD introduce, rappresenta una novità significativa per le imprese.
5.Integrazione della sostenibilità lungo la catena del valore
Le imprese dovranno includere nella loro rendicontazione della direttiva CSRD informazioni sugli impatti lungo l’intera catena del valore, sia upstream (a monte) che downstream (a valle), dettagliando i rischi e le opportunità connessi alle loro attività principali.
6.Standard europei di rendicontazione sostenibile
La Commissione Europea ha adottato standard di rendicontazione specifici, elaborati da EFRAG, che tutte le aziende interessate dalla direttiva CSRD devono utilizzare. Sono previsti standard semplificati per le PMI quotate e standard volontari per micro, piccole e medie imprese non incluse nell’ambito di applicazione obbligatorio della direttiva. Questi standard mirano a facilitare la conformità delle PMI con le norme della CSRD.
7.Formato elettronico unico per la comunicazione
Il Bilancio e la relazione sulla gestione dovranno essere redatti in formato XHTML e marcati digitalmente tramite tag. Ciò consente una connessione diretta con il Punto di accesso unico europeo (ESAP) per una maggiore trasparenza.
Imprese operanti in Italia: Specificità del decreto italiano per la Direttiva CSRD
Il decreto di recepimento italiano introduce ulteriori disposizioni per le imprese con sede in Italia:
- Informazione dei rappresentanti dei lavoratori: Il decreto richiede che i rappresentanti dei lavoratori siano informati sui temi di sostenibilità e che possano verificare tali informazioni, comunicando i loro pareri agli organi amministrativi.
- Relazione di sostenibilità per imprese di paesi terzi: Le società figlie di gruppi extra-europei devono garantire che le informazioni siano conformi agli ESRS, con procedure specifiche se le informazioni non sono disponibili dalla casa madre.
- Attestazione sulla conformità alla Direttiva CSRD: Solo i revisori legali abilitati possono rilasciare la dichiarazione di conformità alla CSRD, con una verifica che includa una formazione specifica. Entro 18 mesi dall’entrata in vigore del decreto, il MEF e la Consob condurranno una valutazione per considerare l’eventuale apertura anche a fornitori di attestazione indipendenti.
Responsabilità e sanzioni: Gli amministratori sono responsabili della conformità delle informazioni alla direttiva. Le sanzioni amministrative per le violazioni della CSRD possono arrivare a 125.000 euro per le società di revisione e 50.000 euro per i revisori della sostenibilità.
Direttiva CSRD: Entrata in vigore e Implicazioni
La direttiva CSRD e il relativo decreto di recepimento sono destinati a rivoluzionare il modo in cui le aziende italiane e dell’UE gestiscono e riportano le loro informazioni di sostenibilità. Grazie alle nuove disposizioni della CSRD, le aziende avranno l’obbligo di adottare pratiche trasparenti e strutturate, integrando la sostenibilità nelle loro operazioni e lungo tutta la catena del valore.
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Dott. Stefano Scanavino