Negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione della letteratura di settore ai cosiddetti rischi emergenti: vale a dire a quelle condizioni espositive derivanti da pericoli “nuovi”, cioè di recente individuazione o, semplicemente, di maggior rilevanza percepita a livello diffuso. Questi rischi emergenti richiedono una valutazione costante per garantire la sicurezza sul lavoro.
L’escalation del Rischio Aggressione
Tra essi figura il rischio aggressione, oggetto di sempre più numerose ricerche in ambito internazionale anche a fronte dei fatti di cronaca frequentemente riportati dai media.
Il fenomeno, in sé non inedito, pare aver conosciuto un’escalation che studi di rilievo collegano a un percepibile incremento dei fattori di stress generalmente diffusi nella società: stili di vita frenetici, difficoltà economiche, incertezza del futuro, reti parentali e amicali che si logorano e fanno sentire l’individuo più solo, minacciato, fragile.
La pandemia di Covid-19 sembra aver contribuito non poco all’esacerbarsi di un nervosismo e un’angoscia latenti che, una volta portati alla luce, rischiano di trovare sfogo in comportamenti distruttivi, anche nei luoghi di lavoro. La gestione del rischio aggressione deve tenere conto di questi fattori per implementare strategie efficaci.
Settori a rischio aggressione e i suoi fattori principali
Quello di aggressione è un rischio riguardante prevalentemente le attività e i settori che prevedono un contatto con il pubblico: fra essi la sanità, l’assistenza sociale, i trasporti, il commercio, la ristorazione, l’istruzione e la sfera dei servizi all’utenza implicanti ripercussioni immediate e non gradite su di essa (attività ispettive o di riscossione; vigilanza e ordine pubblico; attese, ritardi e interruzioni nelle prestazioni richieste o dovute). In questi settori, la prevenzione rischi deve essere una priorità assoluta per evitare episodi di aggressione.
Fattori aggravanti del rischio aggressione possono essere determinati dalla necessità di manipolare denaro o beni di valore, dal compito di assistere soggetti non collaboranti, alterati o preda di disturbi mentali, da condizioni personali facilitanti quali l’appartenenza al sesso femminile, una condizione di disabilità o la carenza di antidoti efficaci (tecnico-strumentali o di preparazione).
Il forte impatto sul contesto aziendale
L’impatto può essere notevole nel contesto aziendale, potendo manifestarsi: per quanto concerne l’individuo aggredito, in infortuni e/o strascichi emotivi non sempre facilmente estirpabili (demotivazione, paure, sintomi post-traumatici); sui colleghi venuti a conoscenza dell’evento, in termini di accresciuto stress lavoro correlato; a livello organizzativo, in oneri gestionali diretti e indiretti, cause e contenziosi, diminuzione della capacità produttiva, deterioramento dei rapporti di lavoro. Una corretta valutazione dei rischi e l’implementazione di misure di prevenzione e protezione possono ridurre significativamente questi impatti.
Le difficoltà di gestione del rischio aggressione
Come la generalità dei rischi emergenti anche quello di aggressione comporta difficoltà nella messa in campo di mezzi efficaci per l’approccio e la gestione in quanto non è ancora puntualmente regolamentato alla stregua di rischi lavorativi “tradizionali” quali il rumore o l’esposizione ad agenti chimici. Eppure l’art. 28 del D. Lgs. 81/08 s.m.i. impone di valutarlo esattamente come tutti gli altri. La gestione del rischio richiede strumenti specifici per affrontare queste difficoltà.
È evidente, quindi, che occorra dotarsi degli strumenti più idonei ad assicurare una corretta gestione di quella che non solo sembra essere una criticità attuale ma appare destinata a occupare un posto di rilievo nell’agenda prevenzionistica di medio-lungo termine. La cultura della sicurezza sul lavoro deve essere costantemente aggiornata per includere nuove strategie di prevenzione.
Le corrette metodologie per la valutazione del rischio emergente
Il primo passo è la messa a punto di un metodo valutativo efficace che, a partire da una classificazione quali-quantitativa delle attività potenzialmente a rischio, porti a definire indicatori o addirittura “livelli di azione” rispetto ai quali collocare la realtà concretamente oggetto di analisi: da contesti non direttamente esposti a relazioni con utenze esterne, fino a servizi variamente critici quando non rappresentanti un vero e proprio bersaglio potenziale per comportamenti di disagio sociale o apertamente criminali. Una valutazione dei rischi accurata è essenziale per implementare misure adeguate.
Misure di Prevenzione e Protezione
Solo su questa base, cioè a partire da uno schema classificatorio affidabile, sarà possibile esaminare adeguatamente l’idoneità delle misure di prevenzione e protezione messe in atto e la priorità da adottare per ulteriori e incisive azioni di miglioramento. Le misure di prevenzione e protezione devono essere costantemente valutate e aggiornate per garantire la sicurezza dei lavoratori.
Formazione e Cultura della Sicurezza sul Lavoro
Il ventaglio di interventi praticabili coprirà allora la sfera fisico-strutturale, quella procedurale e organizzativa e – ultimo ma non meno rilevante – comprenderà un processo di formazione che sia davvero in grado di radicare nel tempo nozioni e comportamenti direttamente agibili nel quotidiano. La formazione sulla sicurezza è fondamentale per sviluppare una cultura della sicurezza sul lavoro solida ed efficace.
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Dott. Alessandro Cipollini